Secondo incontro Formazione – Castellaneta, 10 maggio 2016
Se vuoi partecipare alla scrittura del Piano strategico del turismo, sul tema FORMAZIONE, puoi commentare questo articolo.
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admin
Penso che la Formazione, come tutti gli altri argomenti trattati, sia fondamentale per la crescita delle imprese. La formazione spazia in molti settori ma quelli su cui vorrei porre l’attenzione sono: formazione alle lingue, formazione alla tecnologia e formazione alla cultura.
Con l’obiettivo di favorire la conoscenza di altre lingue proporrei un piano di gemellaggi dove le aziende settore turismo e le famiglie possano ospitare giovani ragazzi di altri stati europei nei mesi di “bassa stagione” per periodi non inferiori a 3 settimane, divulgando e affidando ad associazioni il compito di raccogliere le richieste e supportarle con un minimo di costi per la gestione dell’ospitalità.
Con l’obiettivo di favorire la conoscenza della tecnologia e inserimento dei dati sulle attività proporrei una formazione alle imprese costante da fare per almeno un numero determinto di incontri dove si possa spiegare come lavorare lasciando loro un vademecum sull’utilizzo di piattaforme condivise da Pugliapromozione.
Con l’obiettivo di favorire la destagionalizzazione, la conoscenza sulla cultura dovrebbe consentire agli operatri di realizzazre un’offerta che integri una serie di attività legate ai vari ambiti. “Sfruttare” le guide turistiche, ad esempio, con la realizzazioe di un booking, consentirebbe di modellare le offerte dell’albergo e dei tour operator in base alle visite guidate. Significa che un intero comparto turistico potrebbe prenotare una visita guidata concorendo a chiudere le disponibilità per quella/e giornata/e.
Prendo spunto dal post precedente per approfondire la questione della formazione alle lingue e della connessione delle lingue col Turismo, con le imprese, con lo sviluppo. Come Corsi di studio in Lingue straniere dell’Università di Bari, che ho l’onore e l’onere di coordinare, abbiamo avviato degli incontri e dei contatti con Puglia Promozione ma anche con altri enti per qualificare il percorso formativo dei nostri studenti, soprattutto nel momento in cui essi si avvicinano al mondo del lavoro. Formazione infatti non è solo acquisire un titolo, ma fare in modo che i titoli e le competenze siano spendibili, veramente professionalizzantI. Inoltre, perchè no, anche se siamo inseriti in una rete globale, sarebbe il caso che le eccellenze che vogliono restare ad onorare la nostra regione con il loro lavoro (penso a studenti particolarmente brillanti, ma anche a tutti quelli che degnamente e seriamente hanno fatto il loro lavoro e maturato delle competenze), non siano sempre costretti ad emigrare.
Come Corsi di Lingue straniere, la nostra proposta è da un lato rafforzare le convenzioni di Tirocinio per permettere agli studenti dei corsi di studio ad indirizzo turistico-culturale o di traduzione e traduzione specialistica, triennali e magistrali, di fare, attraverso la rete IAT o altre reti, una prima esperienza formativa in un contesto di lavoro, proiettato sull’orizzonte della promozione culturale. Dall’altro lato, non escludiamo di poter avviare un discorso ancora più tecnico di stage, perchè no, parzialmente retribuiti, magari stipulando convenzioni apposite o coinvolgendo altri assessorati, per mettere in opera un percorso formativo/di avviamento al lavoro più settoriale. Esso permetterebbe agli studenti di completare la loro formazione, soprattutto specialistica (penso per esempio alla competenza linguistica nella localizzazione di siti internet per un pubblico straniero) e alle aziende/istituzioni di avvalersi di un primo supporto in loco, sfruttando le competenze che l’Università produce. Ovviamente le mie sono solo idee di partenza, che spero potranno essere in una qualche maniera e con l’apporto di tutti messe a fuoco, puntualizzate, limate e, ovviamente, realizzate.
Mi scuso per non poter essere presente all’incontro di Castellaneta, per motivi di impegno istituzionale, ma resto estremamente interessata agli sviluppi del dibattito, nella certezza di poterlo approfondire di persona in futuri incontri.
Buon pomeriggio a tutti. Come ex studente del corso di Lingue e Letterature straniere di Bari, mi sento chiamata in causa a rispondere al post precedente della prof.ssa Cavallini, che non ho avuto l’onore di conoscere, avendo studiato lingue diverse.
Io credo che il problema fondamentale sia proprio quello che anche in ambito accademico non si sia data la giusta importanza a quella che oggi è la materia più importante della nostra regione: il turismo.
E lo dimostra il fatto che un corso di laurea come quello di TURISMO SOSTENIBILE (corso a cui io sono stata una delle prime laureate 2012) sia stato chiuso! Perchè questo? Perchè non c’è stata comunicazione tra il mondo accademico e istituzionale.
Come si può chiudere un corso di laurea UNICO nel suo genere, grazie a un discorso di INTER-FACOLTà che ha viste coinvolte tre facoltà (LINGUE-BIOLOGIA-SCIENZE POLITICHE).
Io come tanti miei colleghi ad oggi siamo demoralizzati per questo in quanto credevamo che una novità del geenre potesse aprirci strade importanti.
Invece nulla…eccoci a combattere chi con il TFA, chi con lezioni private…tralasciando quello per cui abbiamo studiamo ma soprattutto CREDUTO.
Lo ripeto ancora una volta, non c’è comunicazione, coesione, collaborazione…e una buona FORMAZIONE è soprattutto riuscire a creare formatori in grado di far crescere e dare una spinta sempre più importante al nostro territorio.
Bisogna fare qualcosa di PRATICO…. della teoria vi assicuro che noi giovani, sappiamo abbastanza
Quando parliamo di formazione nel turismo siamo portati a pensare tradizionalmente alla ricettività.
La sfida di oggi è invece nel Tour Management: occorre sviluppare figure professionali in grado di organizzare, gestire e condurre tour a livello internazionale, con particolare focus sulle tipicità locali che creano mercato in primavera e autunno.
Lo sbocco di queste figure professionali è sia nel mercato locale (agenzia già avviate o auto-impresa) che sul mercato internazionale (tour operator che dall’estero cercano sempre più la Puglia autentica).
Personalmente faccio questo lavoro da 10 anni, lavoro solo in primavera e autunno e solo con gruppi internazionali.
Si tratta di una figura complessa che deve unire in sé molteplici competenze, difficilmente acquisibili attraverso i canali formativi tradizionali: lingua straniera fluente, formazione legislativa, guida e accompagnamento, capacità di creazione e organizzazione di pacchetti turistici, conoscenza approfondita del territorio.
La nuova programmazione POR 2014-2020 deve investire su questo chiamando a insegnare professionisti che hanno comprovata esperienza nel settore. Io sono a disposizione.
Sono pienamente d’accordo con lei.
Una figura del genere manca e se ci fosse una formazione in questo con la lettera maiuscola, le assicuro che io in primis, sarei in prima fila per partecipare ad un corso, stage, tirocinio, qualsiasi cosa per essere una figura professionale che possa dare qualcosa alla nostra terra.
I numeri li abbiamo, è la burocrazia che ci blocca..purtroppo.
Io non sono un agente di viaggi, non ho un TO ma vorrei lavorare per l’incoming senza dover scontrarmi sempre con buricrazie che purtroppo rallentano il tutto…
Sono pienamente d’accordo su ciò che la Prof.ssa Cavallini ha scritto. Anch’io 2 anni fa mi sono laureta in lingue e “fortunatamente” (con la mia tenacia e volontà) si lavora (anche se il guadagno non è molto). Volevo evidenziare due punti: tengo a precisare che la conoscenza delle lingue nella nostra regione fa tanto se un ragazzo intraprende il percorso linguistico presso l’università di Bari. Inoltre molto dipende dalle proprie capacità e volontà nel saper operare bene nei confronti del turista che viene in Italia. Per questo, avere una formazione adeguata che parte prima dalla scuola per poi migliorare “seriamente” nell’università è importante facendo “seri” tirocini presso le Adv o T.O. che accolgano ragazzi che vogliono fare esperianza sul campo (dico ciò in quanto alcuni mie colleghi studenti dicono che o non svolgono proprio il tirocinio perchè le Adv o T.O. temono per “colpa” loro di andare in fallimento oppure i ragazzi firmano della carte che hanno valenza da tirocinio e basta poichè “quelle” Adv o T.O. anche se convenzionate, non accettano i “nuovi ragazzi”).
Sapere le “classiche lingue” (inglese, tedeco, spagnolo o anche cinese o giapponese) secondo il mio punto di vista non basta. Dobbiamo aprirci anche alla disabiltà e accessilità. Introdurre corsi dedicati alla conoscenza della LIS (lingua dei segni italiana) in ambito anche turistico fa tanto anche a quelle persone (sorde in questo caso) che amano viaggiare ma che per farlo e organizzare un buon itineriario di viaggio fanno fatica in quanto non c’è del personale adatto ad accoglierli.
Come la Ca’ Foscari di Venezia ha organizzato dei corsi di formazione sulla LIS… perchè non farlo anche all’università di Bari? Sicuramente saranno molti gli studenti a partecipare!
Per me formazione è anche questo. Aprirsi non solo alle lingue “vocali” ma anche a quelle “visive” come la LIS. E dico questo in quanto ho intrapreso questo percorso della LIS (e con cui ci lavoro) e che mi sta dando grandi soddisfazioni. Quindi guardiamo e rendiamo accessibile il mondo del turismo “formando”.
Come iscritto ai Gruppi di lavoro ‘Formazione’ e ‘Innovazione’, impossibilitato fino ad ora a partecipare (causa la coincidenza con impegni accademici), mi permetto di offrire qualche spunto. Credo, da universitario, che nella prospettiva specifica d’impegno da parte dei nostri Corsi di Laurea ad indirizzo linguistico-culturale-turistico, potranno essere sviluppati, accanto alle forme di coinvolgimento già efficacemente prospettate dal Concetta Cavallini (Coordinatrice dei Corsi suddetti: suo intervento scritto del 9 maggio 2016), esperienze e modelli innovativi di ricerca, di elaborazione e di proposta sui contenuti e sui modelli degli itinerari turistico-culturali (con opportune articolazioni tematiche di ambito anche territoriale), sulla base di competenze multidisciplinari (le storie della cultura medievale-rinascimentale, barocca e moderna / le storie dell’arte, della musica e dell’architettura) meritevoli, credo, di riconoscimento pubblico e di sostegno istituzionale (della Regione) all’attività formativa. Competenze naturalmente predisposte al fine di costruire il famoso «valore differenziale» (del quale si è discusso in questi mesi), potrebbero dare un valido apporto (innanzitutto per gli itinerari turistico-culturali della città di Bari), collaborando (è auspicabile) in sede tecnica all’ulteriore sviluppo di efficacissimi modelli di presentazione in realtà virtuale, per la valorizzazione, in particolare, del patrimonio storico-architettonico, artistico e museale di Bari, riqualificando lo spessore conoscitivo-attrattivo dell’offerta, finalmente con la ripresa di percorsi e beni fin’ora soltanto potenziali (da riqualificare e/o creare anche materialmente: parco del Castello, Palazzo del Sedile, etc.) , lungo tre promettentissime direttrici di percorso nella realtà storico-antropologica: il sacro, il civile e il privato, in proficua sinergia con organismi storici della salvaguardia e conoscenza turistico-culturale (es.: il FAI, ed altri).
Raffaele Girardi
…capita a tutti di essere fermati, per strada, in chiesa, in un ufficio pubblico e non capire nulla, nemmeno di che Paese sia la persona che ti interpella, a volte in affannosa ricerca di un luogo, un servizio, un’ informazione urgente. Sapere l’ inglese non basta, ma non possiamo essere poli-poli-poliglotti….
Accoglienza senza potersi capire è una porola vuota. Un’ alfabetizzazione linguistica di base diffusa che consenta di avere quella competenza minima per impostare una conversazione elementare è segno di civiltà; avere una short list delle competenze linguistiche del territorio, organizzare turni di disponibilità, nell quartiere, non professionali, ma disponibili a supportare i casi di emergenza comunicativa , sarebbe la prima e migliore promozione del Territorio.
UTOPIA? Nell’ immediato sì, ma se vogliamo essere territori turistici accoglienti dobbiamo essere comunità accoglienti a fatti e non a slogan pubblicitari.